DID LAZIO E ABRUZZO: IL REGOLAMETO, NON REGOLAMENTATO, DI RIORGANIZZAZIONE!
Si è da poco concluso l’incontro sindacale presso la DID Lazio e Abruzzo, avente come ordine del giorno l’attuazione del nuovo Regolamento di Riorganizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e le conseguenti ricadute sull’assetto degli Uffici delle Regioni interessate.
Questa Agenzia aspettava da troppo tempo la propria Riorganizzazione e per questo siamo molto propositivi in tal senso, finalmente le Dogane ed i Monopoli stanno entrando nella fase operativa per un reale accorpamento: unico Logo, stesse uniformi, più visibilità, più senso di appartenenza, eliminazione di Uffici doppioni, competenze e mansioni ridondanti, riappropriazione di attività attualmente svolte dalla Guardia di Finanza, seppur istituzionalmente di competenza dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, (c.d. spazi doganali).
Ma come abbiamo avuto più volte modo di far presente alle belle ed ambiziose intenzioni si deve far seguire i fatti concreti e razionali, soprattutto là dove si va ad impattare con la vita di migliaia di lavoratori e delle proprie famiglie.
Mentre può apparire facile, stando seduto su una comoda poltrona: accorpare una sede con un’altra, spostarne una da una zona, se non da una città, ad un’altra, per chi poi deve “subirne” le conseguenze è tutta un’altra storia, perché ricordiamoci che dietro ad ogni collega c’è una famiglia con tutte le difficoltà che comporta un trasferimento di sede di lavoro.
Se poi tali progetti vengono messi in atto con troppa leggerezza ed a volte pressappochismo tutto si complica terribilmente, l’ultimo esempio ne è la sede della SOT di Latina con grossi carenze di igiene e sicurezza, mancanza di collegamento internet, voci che mettono in dubbio la potabilità dell’acqua.
Non si poteva verificare il tutto prima di far trasferire il personale? Non vale più la regola “del buon padre di famiglia” per chi gestisce la cosa pubblica? Certo che se questi sono i primi bagliori di come l’Agenzia pensa di gestire il cambiamento epocale che ha in mente……
Avendo ben presente queste ed altre situazioni ci siamo meravigliati quando l’Amministrazione ha chiesto alle sigle sindacali presenti di “darle una mano” a far partecipare i colleghi ad un “censimento non vincolante” con il quale esprimere le preferenze per un eventuale cambio di sede.
l’Amministrazione vorrebbe, teoricamente, aprire/attivare alcune sedi per lo svolgimento di determinate attività, ma prima ha bisogno di sapere se avrà a disposizione del personale da assegnare in quelle sedi.
Cioè se c’è del personale con certe attitudini, che vorrebbe andare in una sede allora io istituisco quella sede e gli assegno quelle attività, altrimenti….
E qui viene la parte dolente, che abbiamo rimarcato più volte seppur contrastati dagli altri presenti al tavolo, cosa succede se il personale che inizialmente aveva espresso una preferenza per andare in una determinata sede una volta a conoscenza di quale mansione andrebbe a svolgere, o per qualsiasi altro motivo, cambia idea?
Quanta valenza ha l’aver espresso una preferenza verso questa o quella sede? Chi garantisce il personale che non si darà ulteriore corso a tale indicazione in caso di ripensamento?
La nostra Organizzazione sindacale ha espresso tutto il proprio dissenso a questo modo di operare completamente sulle spalle dei lavoratori ed a costo zero per l’Amministrazione, che dovrebbe prima decidere cosa deve/vuole fare, su tutto il territorio nazionale, e di quali risorse umane necessita per realizzarlo e solo, poi, avendo un quadro completo chiedere ai lavoratori chi è disposto a spostarsi per ricoprire quelle sedi per svolgere tali attività.
Non ci piacciono i salti nel buio, soprattutto quando a saltare sono solo i “livellati” e mai i Dirigenti.
Ancora una volta, qualcuno vuole fare le nozze con i fichi secchi ed ancora una volta Confintesa FP farà di tutto per contrastare certe usanze, come è possibile, ad esempio, spostare il personale se tutte le sedi sono da anni in forte carenza di organico?
Come si può immaginare di sottrarre attività alla Guardia di Finanza mantenendo un rapporto dipendenti 1 a 7, dove i 7 sono i Finanzieri, naturalmente?
I lavoratori hanno il diritto di sapere quale attività potrebbero/dovrebbero svolgere e in quale sede, e solo dopo potranno esprimere una preferenza in tal senso.
Ma a quanto pare, solo noi ci poniamo certe problematiche.
Coordinamento Nazionale Dogane
Fabio Ferrarini Walter Marusic