Rientri in presenza nel limite del 50%… ma non ora !

Nella riunione di ieri pomeriggio si è discusso delle modalità di rientro in ufficio di tutto il personale dell’Agenzia ancora in “Smart Working”, rientro voluto a tutti i costi dal nostro lungimirante Ministro della Pubblica Amministrazione … tal Brunetta … a quanto si rileva dalla  carta stampata per motivi connessi al PIL nazionale!

Il lavoro in presenza, come noto, è diventato, a partire dal 15 ottobre 2021, la modalità di svolgimento ordinaria della prestazione lavorativa nelle Amministrazioni pubbliche a seguito dell’emanazione del DPCM del 23 settembre 2021 (articolo 1), le cui modalità organizzative per il rientro in presenza sono state fornite … sempre da quel genio nonché “competente” Ministro della Pubblica Amministrazione (Italiana) di cui sopra … nel successivo decreto ministeriale 8 ottobre 2021 (articoli 1 e 2). 

Nel corso della riunione, come ConfIntesa, abbiamo evidenziato innanzitutto che il rientro in ufficio non è giustificato da esigenze di produttività tenuto conto che l’operatività è stata comunque garantita dal personale in modalità agile. Per noi il rientro del personale deve avvenire, in primo luogo, garantendo la massima sicurezza dei dipendenti negli ambienti di lavoro e non solo.

Di fatto, va tenuto conto che in questo periodo la curva dei contagi sta tornando a salire, e la decisione di far rientrare in presenza i lavoratori è decisamente poco razionale.

A sostegno di tale assunto, abbiamo fatto notare all’amministrazione che lo smart working ha funzionato,   garantendo lo svolgimento delle attività istituzionali. Tale modalità di prestazione lavorativa non va assolutamente cestinata e laddove si fossero riscontrati dei problemi va individuata la problematica che ha reso poco efficiente lo smart working.

Noi siamo convinti che i nostri uffici sono luoghi sicuri dove si possono svolgere regolarmente le attività lavorative tenuto conto delle misure adottate dall’Agenzia in tal senso. Ciò non toglie che per raggiungere il luogo di lavoro, il lavoratore è costretto a spostamenti che lo portano spesso ad utilizzare i mezzi pubblici, autobus , metropolitane e treni e le relative stazioni (addirittura ci sono colleghi che risiedono fuori regione) con tutti i relativi rischi che la cosa comporta, visto che l’affollamento di tali mezzi trasporto è oggetto di servizi televisivi quasi giornalieri a testimonianza dei rischi che tali situazioni comportano.

Tutto ciò non può che suggerire che in questa fase in cui il contagio è ancora attivo, di ridurre al minimo i rientri in ufficio e solo per esigenze lavorative motivate , ovvero per esigenze che richiedono la presenza in servizio del lavoratore.

Per le stesse ragioni abbiamo proposto quindi di ricorrere al co-working dove ciò è possibile, previa verifica della disponibilità delle postazioni.

La nostra linea (politica) e le proposte sono state condivise anche da altre sigle.

Nonostante ciò, l’amministrazione si è arroccata, come spesso succede quando si parla di personale livellato, su una posizione filo governativa, ovvero facciamo quello che ci dice il governo, atteggiamento questo da consolidati burocrati.

L’auspicio è che la situazione non degeneri a seguito di questa presa di posizione dell’amministrazione perché in caso contrario, ovvero di colleghi che si ammalino di covid a seguito del rientro in ufficio, i dirigenti “intransigenti” saranno chiamati a rispondere delle loro decisioni, qualora si accertasse che la prestazione lavorativa, in questa fase delicata in cui i contagi stanno risalendo, poteva essere svolta in remoto senza alcun pregiudizio per l’operatività dell’ufficio.

Roma, lì 29 ottobre 2021

Il Vice Coordinatore
(Salvatore Spina)

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