PER DIVIDERE NON C’È BISOGNO DI DUE PESI
Confintesa FP, al termine di una lunga trattativa, ha deciso di non sottoscrivere la preintesa per il salario accessorio 2020, ed è nostro dovere esporvi le motivazioni assunte.
Non abbiamo bisogno di un premio nobel per comprendere che qualche danaro in più, soprattutto in questo periodo di ristrettezze economiche, possa rappresentare una ventata d’ossigeno. Tuttavia noi riteniamo che, nel lungo termine, alcune conquiste contino più dei soldi e che la firma del predetto accordo costituisca una battuta d’arresto, per non dire un arretramento, rispetto al percorso portato avanti, con molte difficoltà, sullo smart working.
Lo scopo di questo comunicato è quindi di ragionare su un tema di interesse comune, quello del lavoro agile, e non quello di soffermarci sugli aspetti economici sui quali, ribadiamo, siamo assolutamente convinti che le risorse disponibili debbano essere distribuite in tempi brevi, non dimenticando però di far presente ai lavoratori che dal nostro punto di vista i contenuti della preintesa assumono, come ormai siamo stati purtroppo abituati da diverso tempo, la forma e la sostanza della “coperta corta”; gli aumenti decantati per talune categorie andranno ad impattare negativamente su altre, trattandosi nella realtà di semplici travasi, procedura antichissima molto delicata. Il viticoltore accorto sa bene che se viene effettuata quando tira aria di tempesta, rischia di alterare la bontà del prodotto raccolto.
Torniamo però a ragionare sulle motivazioni che ci hanno indotto a non firmare la preintesa.
Nel 2020, anche se a causa di un’emergenza, è stato avviato un massiccio piano di lavoro in modalità “smart” con una velocità tale che in periodi normali ci saremmo solo potuti sognare. Il lavoro agile, ad oggi, viene promosso a pieni voti dalla quasi totalità dei lavoratori in quanto da loro ritenuta una modalità lavorativa che offre notevoli vantaggi e soprattutto, consente di conciliare meglio la vita lavorativa con quella familiare. Per questo motivo, pensare di remunerare con un’indennità più incentivante la prestazione erogata in presenza da quella svolta da remoto, dal nostro punto di vista, significa – tra le righe – screditare tutte le battaglie e le conquiste ottenute sino ad oggi sullo smart working.
Noi partiamo da un punto fermo ovvero che nel 2020 tutti i lavoratori hanno avuto dei disagi, sia quelli che sono stati costretti ad uscire di casa, prendere mezzi pubblici o privati per raggiungere il proprio ufficio per assicurare l’espletamento in presenza dei servizi indifferibili (e non) e sia quelli che sono stati costretti per ragioni di sicurezza a lavorare da casa, dove non poche sono state le difficoltà da superare per organizzare una postazione lavorativa nella propria abitazione, adattarsi velocemente alla nuova modalità lavorativa e inoltre accollarsi l’incremento dei costi delle utenze domestiche.
Ragion per la quale abbiamo sempre sostenuto che è più giusto riconoscere pari dignità economica ad entrambe le modalità lavorative perché di fatto tutti i lavoratori hanno contribuito, con il loro impegno e la loro disponibilità, a garantire i servizi all’utenza. Eravamo favorevoli a riconoscere una maggiorazione più significativa solo a coloro che hanno volto attività indifferibili e ad aumentare l’indennità degli agenti contabili, figura che nessuno vuol più ricoprire, a 10,00 euro.
La nostra volontà era ed (è) quella di premiare l’impegno, la disponibilità e il senso di appartenenza che i lavoratori tutti hanno manifestato a prescindere dal luogo in cui essi hanno svolto la loro prestazione lavorativa; al contrario nell’accordo FRD 2020 la maggioranza ha adottato una soluzione diversa, per questo motivo non l’abbiamo firmato, perché temiamo che la decisione del tavolo sindacale potrebbe rivelarsi divisiva tra i lavoratori, cosa di cui non abbiamo bisogno in questo particolare periodo storico caratterizzato anche da una grave carenza di organico.
Il Vice Coordinatore
(Salvatore Spina)